26/11/09

I have a dream

Il finiano Filippo Rossi : "[]... È per questo che sarebbe utile un Codice etico specifico, una Carta dell’Ordine, che stabilisca regole sulla necessità o meno di utilizzare connotazioni etniche nel riportare fatti di cronaca nera ".

" I have a dream and... yes we can ".
Periodicamente si ripropone questo sogno, questo paradiso dei lavoratori con strade lastricate d'oro, dove tutto ricomincia da zero. Riscrivere la storia, estirpare le radici, liberarsi degli orpelli che ci trasciniamo quotidianamente.

Per gli epigoni del politically correct è una mèta, un obiettivo a lungo termine, il punto d'arrivo, l'approdo ultimo a cui tendere con tutte le forze : l'uomo del XXI secolo.
Un impasto informe di creta a cui dare vita, una specie di androide senza connotazioni, senza caratteristiche, possibilmente senza sesso o , per non scontentare nessuno, e visto che va di moda... un ambiguo ermafrodita, dal colore della pelle indefinibile : un grigio sporco tendente al bianco, " ma anche... " al nero, con sfumature giallastre, " ma anche... " rosse.

Quest'uomo nuovo, venuto al mondo per partenogenesi, tramite l'ispirato soffio divino dei diretti eredi della rivoluzione francese, conosce solo tre parole : " Libertè - Egalitè - Fraternitè " , ma quando gli si chiede da dove provenga, rimane muto e pensieroso, la memoria ridotta ad una bianca tabula rasa.

Non sa più chi sia, o chi fosse, se abbia una famiglia. Non sa che giorno è, il mese, l'anno, non sa il suo nome. Cerca di interrogarsi, di recuperare qualche fiammella del passato, ma la sua mente è come un hard disk formattato, c'è solo un leggero ronzio di sottofondo.

Gli autori hanno fatto un bel lavoro, non c'è che dire, la " rieducazione " ha raggiunto i livelli più profondi della coscienza, ed il nostro eroe orwelliano in fondo è sereno, anche se qualche volta sbircia di sfuggita le sue mani : ci sono delle minuscole macchioline di sangue.

E' il risultato di questi improvvisati Dr. Frankenstein da strapazzo.
Al furbetto che ciancia di regole deontologiche e di sottili distinguo, auguro di non incappare mai, in prima persona, in uno di quei tremendi fatti di cronaca nera, per i quali invoca una sorta di assurdo anonimato, e che diventano sempre più frequenti parallelamente all'aumentare dell'immigrazione.

Non vorremmo sentirlo urlare, nella notte, al carabiniere che si presenta alla porta , tre parole; non l'etereo e asettico motto della rivoluzione francese, ma gocce di piombo fuso, che scavano la carne : " CHI E' STATO ? "